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L'artrosi dell'anca è, da un punto di vista anatomico, un processo degenerativo ed evolutivo che si localizza all'articolazione coxo-femorale.
Le manifestazioni cliniche che il paziente sottolinea sono principalmente il dolore e la limitazione funzionale.
La limitazione funzionale, in particolare, è progressiva e nella generalità dei casi riguarda dapprima i movimenti di rotazione, successivamente quelli di estensione della coscia e in ultimo quelli di flessione.
Tali limitazioni si riflettono sul cammino che, con il trascorrere del tempo, diventa sempre più difficoltoso. Tutti questi fenomeni rendono la malattia altamente invalidante. Inoltre va ricordato che l'incidenza di questa patologia tende ad un costante aumento anche per l'allungamento della vita media.
La frequenza, unita alla invalidità che tale infermità comporta, fa dell'artrosi dell'anca una malattia sociale di primo piano.
Perciò la stesura di questo "manuale" nasce dalla consapevolezza che un numero sempre maggiore di pazienti affetti da artrosi dell'anca richiede incessantemente di conoscere in dettaglio il problema del recupero funzionale sia nel periodo pre che post-operatorio.
Quanto descritto in questo volume, che si propone di essere di facile consultazione, deriva dall'esperienza pratica di oltre un decennio in campo riabilitativo ortopedico su oltre un migliaio di pazienti sottoposti ad artroprotesi dell'anca.
In particolare il protocollo è principalmente indicato nei casi in cui viene utilizzata, come via di accesso chirurgica quella trans-glutea secondo Bauer, tecnica, peraltro, seguita anche nell'Ospedale di Garbagnate Milanese.
Inoltre è utile ricordare che una volta posizionata la protesi, in sede operatoria, prima del termine dell'intervento, quando il paziente è ancora in narcosi, viene verificata la sua perfetta funzionalità con movimenti passivi dell'arto sia in extrarotazione che in flessione (fino a 90° ed oltre).
Il manuale risulta estremamente ricco di immagini che mirano a scomporre i vari esercizi in modo da rendere sia la comprensione che l'esecuzione del movimento, la più chiara e semplice possibile.
Tutto ciò allo scopo di ottenere una migliore "convivenza" con il dolore che tra l'altro risulta utile al paziente per la propria valutazione soggettiva della capacità di recupero dell'articolarità che giorno dopo giorno viene raggiunta.
Volutamente non vengono esposte le basi scientifiche di anatomia, fisiologia e biomeccanica che fanno da supporto a questo lavoro, rimandando, chi voglia approfondire tali aspetti, alla consultazione di testi specifici di cui ne è ricca la letteratura internazionale.
Tuttavia anche Medici e Terapisti della Riabilitazione possono servirsi di questo protocollo approfondendolo o modificandolo in base alla propria esperienza ed alla grande variabilità di situazioni che si possono presentare.
In particolare a quest'ultimi viene data la possibilità di osservare la posizione delle mani consigliata per una migliore resa degli esercizi.
Saranno gradite le eventuali critiche da parte dei Sanitari che potrebbero rivelarsi costruttive per una eventuale successiva ristampa, sicuramente da auspicare, vista la continua evoluzione sia delle tecniche chirurgiche sia delle correlate metodiche riabilitative.

Buona lettura e ... Buon lavoro.

Dr. Giulio Pio Urbano Dr.ssa Marina Anna Colombo